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giovedì 31 dicembre 2015

Buon anno a tutti i lettori di Rifiuti Sicilia

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        BUON ANNO :)
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martedì 22 dicembre 2015

Senza stipendio da quattro mesi, qual'è la soluzione per i 10 mila dipendenti Ato

PALERMO.  Da quattro mesi sono senza stipendio i lavoratori dell'Ato in Sicilia, le società in liquidazione che gestiscono il sistema di raccolta dei rifiuti in Sicilia . Nella provincia di Palermo anche la beffa.... alcuni lavoratori fortunati della stessa società d'Ambito ATO PA1 sono pagati dai Comuni stessi dove svolgono l'attività lavorativa, tutto il resto no.

SCIACCA. Gli operai della Sogeir impegnati a Sciacca hanno riscosso la mensilità di novembre e quelli che svolgono il servizio di raccolta dei rifiuti a Ribera oltre a questo stipendio anche la tredicesima mensilità. Negli altri Comuni dell'Ato, invece, la Sogeir non ha ancora pagato queste spettanze e insorge il sindacato.

«Non si possono fare due pesi e due misure - dice Enzo Iacono, della Funzione pubblica Cgil - perché i lavoratori vanno pagati alla stessa maniera. Mi fa piacere che i Comuni di Ribera e Sciacca, in particolare il primo, riescono ad essere molto celeri nei pagamenti alla Sogeir, ma la società non può pagare i lavoratori sulla base di quanto riceve dai singoli comuni. Negli altri 15, infatti, il servizio viene svolto allo stesso modo e ci sono lavoratori che mi hanno riferito di essere in condizioni economiche così disagiate da avere difficoltà a racimolare i soldi della benzina per raggiungere il luogo di lavoro. Mi riferisco, in particolare, a quelli che viaggiano. Domani (ndr, oggi per chi legge) incontrerò il commissario Sogeir per rappresentare questa situazione e chiedere parità di trattamento nel pagamento degli stipendi». Iacono, comunque, esclude uno sciopero anche se sottolinea il rischio che singoli lavoratori possano fermarsi per questo stato di cose.

La Cgil, intanto, ribadisce di non condividere la linea dell'amministrazione comunale di Sciacca che vuole procedere all'esternalizzazione del servizio e che aupica una gestione in house. Dovrebbe essere cioè il Comune a mattersi a capo della macchina ed occuparsi della raccolta, compresi uomini e mezzi.


Si chiede come sia possibile che i Comuni non paghino l'ATO, lamentando la mancanza di fondi nelle casse e poi si pagano operai e servizi per i fatti propri.

Si apre un altro fronte alla Regione. Nel mirino sono finiti gli affidamenti diretti fatti sfruttando l’articolo 191 del decreto legislativo 152 del 2006. È quello che dà mano libera in caso di emergenze che mettono a rischio la salute pubblica: ciò che normalmente accade quando si blocca il servizio di raccolta e i rifiuti restano per giorni sulle strade.
La Contrafatto lo illustra così: "In Sicilia accade di frequente che i sindaci non paghino le quote di propria competenza agli Ato". A quel punto però l’Ato non può pagare i dipendenti e i fornitori.

Rifiuti, nel mirino gli incarichi affidati senza gare dai Comuni - Giornale di Sicilia

Rifiuti, nel mirino gli incarichi affidati senza gare dai Comuni - Giornale di Sicilia



Sfruttando le emergenze si opta per i servizi diretti. Segnalazioni all’autority di Cantone, alle Procure e alla Corte dei Conti. Il rebus delle piante organiche

Vania Contrafatto, Sicilia, In Sicilia così
PALERMO. Sfruttare le pieghe delle leggi che regolano le emergenze per affidare senza gara il servizio di raccolta dei rifiuti e aggirare le norme anticorruzione. In Sicilia è un escamotage che coinvolge sempre più Comuni e che provoca la duplicazione di costi da coprire poi con fondi pubblici: per questo motivo l’assessore Vania Contrafatto ha denunciato il caso a Raffaele Cantone e alle Procure della Repubblica e della Corte dei Conti.

Sono già 74 i sindaci su cui l’assessorato ha acceso i riflettori. Si apre un altro fronte alla Regione. Nel mirino sono finiti gli affidamenti diretti fatti sfruttando l’articolo 191 del decreto legislativo 152 del 2006. È quello che dà mano libera in caso di emergenze che mettono a rischio la salute pubblica: ciò che normalmente accade quando si blocca il servizio di raccolta e i rifiuti restano per giorni sulle strade.

Il punto è che a quel punto si è già messo in moto un circolo vizioso che moltiplica i costi per la Regione e i Comuni. La Contrafatto lo illustra così: «In Sicilia accade di frequente che i sindaci non paghino le quote di propria competenza agli Ato. A quel punto però l’Ato non può pagare i dipendenti, che normalmente scioperano lasciando le città invase dai rifiuti».

Da qui nasce l’emergenza. Che normalmente ogni sindaco affronta con ordinanze d’urgenza che funzionano come un tasto reset di fronte a tutte le norme che regolano gli appalti. E qui la faccenda si fa più ingarbugliata.



Terza Edizione del Bando Comieco - Anci: aperte le iscrizioni


Comieco - in accordo con ANCI - rinnova il Bando per l’acquisto di attrezzature per sostenere lo sviluppo della raccolta differenziata di carta e cartone in Italia con un contributo di 3 milioni di euro.

L’obiettivo del Bando è quello di incrementare quantità e qualità della raccolta nei Comuni medio-piccoli che abbiano registrato performance molto al di sotto della media nazionale con un finanziamento, erogato da Comieco a fondo perduto, che potrà essere utilizzato dalle amministrazioni comunali per l’acquisto di nuove attrezzature necessarie ad effettuare o a migliorare il servizio di raccolta differenziata della carta e del cartone (cassonetti, campane, bidoni, sacchetti di carta, etc).

CLICCA LINK SOTTOSTANTE

http://www.comieco.org/il-nostro-ruolo/l-attivita-dei-convenzionati/news/terza-edizione-del-bando-comieco---anci-aperte-le-iscrizioni.aspx#

lunedì 30 novembre 2015

In Sicilia, nella raccolta rifiuti, ci sono lavoratori di serie “A” e di serie “B”?

NELL'ATTESA CHE CAMBI QUALCOSA, VISTO CHE CI SI RITROVA NON SOLO A NON ESSERE PAGATI DA QUATTRO/CINQUE MESI MA ANCHE LA BEFFA CHE NEGLI STESSI ATO LAVORATORI DI SERIE "A" SONO PAGATI E LAVORATORI DI SERIE "B" NO.........CHE CABI QUALCOSA E PRESTO
A Godrano e non solo, piccolo Comune della provincia di Palermo, ci sono quattro lavoratori che si occupano della raccolta di rifiuti che non vengono pagati da quattro mesi. Ci soffermiamo su questa vicenda perché, a nostro modesto avviso, è paradigmatica di una Sicilia nella quale, su questa materia, l’incertezza regna sovrana. Ricordiamo che, con l’avvento degli ATO rifiuti, che risale ai primi anni del 2000, sono state effettuate circa 13 mila assunzioni in tutta la Sicilia. 13 mila persone, assunte senza concorso, con la scusa che gli ATO sono società composte da Comuni. Peccato, però, che questi dipendenti, assunti senza concorso, sono stati pagati con il denaro pubblico! Ma prima di addentrarci nel ginepraio delle assunzioni negli ATO rifiuti vediamo cosa succede a Godrano. Dov’è addirittura intervenuto il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sicilia: “Nonostante la pronuncia del TAR, che conferma la validità del prelievo delle somme dalle ‘casse’ del Comune da parte del commissario ad acta per il pagamento degli stipendi dei lavoratori del Coinres, le retribuzioni non vengono ancora pagate e il ritardo è giunto a ben undici mesi”. Così si esprime Alessandro Miranda, segretario provinciale Fit Cisl Ambiente, intervenendo sulla vicenda dei quattro lavoratori Coinres del Comune di Godrano da ben undici mesi senza stipendi. “Il TAR – leggiamo sempre nel comunicato del sindacalista – ha risposto al ricorso dello stesso Comune, confermando il prelievo: a questo punto, troviamo l’atteggiamento dei funzionari e amministratori che continuano a bloccare i pagamenti, assolutamente illegittimo. Sia chiaro che non consentiremo che questa situazione vada avanti – conclude Miranda – se così sarà infatti presenteremo una denuncia non generica nei confronti dell’ente, ma dettagliata con i nomi dei funzionari e di tutti coloro che stanno impendendo il rispetto di un diritto sacrosanto, quello dei lavoratori di percepire gli stipendi ormai da quasi un anno”. Sul fatto che i lavoratori abbiano diritto allo stipendio non abbiamo dubbi. Ci chiediamo, però: com’è nato questo ‘diritto’? I lavoratori di Godrano hanno superato un concorso pubblico o sono stati assunti per chiamata diretta dal Coinres? La domanda non ci sembra secondaria. Perché se sono stati assunti dal Coinres – e non dal Comune di Godrano – dovrebbe essere il Coinres e non il Comune di Godrano a pagare questi dipendenti. O forse chi è stato assunto dagli ATO rifiuti viene considerato, automaticamente, dipendente pubblico? Ma a noi hanno insegnato che dipendenti pubblici si diventa dopo aver superato un concorso: non lo diciamo noi: lo dice la Costituzione del nostro Paese. Detto questo, lungi da noi voler creare problemi ai quattro lavoratori di Godrano. C’è però, un principio che non possiamo nascondere per convenienza di parte. Chiediamo e ci chiediamo: tutt’e 13 mila dipendenti degli ATO rifiuti della Sicilia debbono essere considerati dipendenti pubblici? Lo chiediamo perché ci sono aziende private, che operano nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti, che non ci sembrano godano della stessa attenzione e della stessa considerazione che i sindacati riservano ai dipendenti degli ATO rifiuti. Gli ATO rifiuti – l’abbiamo già sottolineato – sono società tra Comuni. Oggi in liquidazione, ma pur sempre società. Ed è proprio lo status di società che ha consentito agli ATO rifiuti di assumere, per chiamata diretta, 13 mila persone circa. Detto questo, perché, agli occhi dei sindacati, queste 13 mila persone vanno tutelate e le tutele non debbono essere estese ai dipendenti delle società che operano nella raccolta differenziata dei rifiuti? Tra l’altro, lo ricordiamo per onestà di cronaca, sono veramente poche le esperienze, mettiamola così, ‘ecologiche’ degli ATO rifiuti, se è vero che i rifiuti raccolti dagli ATO, nella stragrande maggioranza dei casi, finiscono nelle discariche, che in Sicilia sono in buona parte fuori legge. Mentre i lavoratori che operano nella raccolta differenziata, piaccia o noi ai sindacati, lavorano nel rispetto della legge e, soprattutto, nel rispetto dell’ambiente e della salute umana.

lunedì 23 novembre 2015

RICORSO ACCOLTO Messina contro la Regione per l’ecotassa sulla differenziata: il Tar da’ ragione a Palazzo Zanca

Un mese fa l'amministrazione Accorinti aveva deciso di mettere nelle mani dell'avvocato Arturo Merlo l'ordinanza del 14 luglio della Regione che tra le altre cose prevedeva un drastico aumento per i Comuni che non raggiungono una certa soglia di differenziata. Era stato considerato un provvedimento ingiusto e penalizzante, il Tra ha accolto il ricorso e sospeso l'ordinanza.
Messina aveva deciso di dichiarare guerra alla Regione sul fronte dei rifiuti. Un mese fa Palazzo Zanca ha portato sui tavoli del tribunale amministrativo l’ultima ordinanza siglata dal presidente Rosario Crocetta per la gestione rifiuti mettendo tutto nelle mani del Tar. E’ stato presentato un ricorso contro quel provvedimento datato 14 luglio 2015 e ed è toccato all’avvocato Arturo Merlo impugnare l’atto con cui la Regione ha prorogato ancora la gestione emergenziale del difficilissimo comparto rifiuti . L’amministrazione Accorinti si è schierata contro la cosiddetta “ecotassa” contenuta nell’ordinanza regionale, una novità introdotta dal presidente Crocetta e che avrebbe fortemente penalizzato i Comuni siciliani che non raggiungono determinate quote di differenziata, quote che al momento in Sicilia sono praticamente impensabili. E il Tar ha dato ragione al Comune di Messina che così diventa il primo ente locale siciliano ad avere ottenuto uno stop all'ingiusto aumento dell'ecotassa previsto dall'ordinanza regionale del luglio scorso. Il TAR Sicilia ha accolto infatti, nell'udienza del 20 novembre scorso, il ricorso promosso del comune di Messina, che chiedeva l'annullamento previa sospensione dell'efficacia dell'ordinanza regionale del 14 luglio 2015 relativamente al punto in cui si prevedeva un sensibile aumento del tributo speciale, cosiddetta ecotassa, per i comuni che non avessero raggiunto entro il 2015 il 35% di raccolta differenziata. “Siamo soddisfatti per la decisione assunta dal TAR - dichiara l'assessore all'ambiente Daniele Ialacqua, - in quanto l'attuazione dell'ordinanza regionale avrebbe comportato per il comune di Messina , e quindi per i cittadini , un esborso fino a 2 miliori di euro. La motivazione del ricorso, nasceva soprattutto dal fatto che, pur condividendo l'utilizzo della leva fiscale e quindi della politica degli incentivi e disincentivi al fine di incrementare la raccolta differenziata, tale provvedimento della Regione Sicilia scaricava solo sugli enti locali, e quindi sui cittadini, le responsabilità del contesto di emergenza ed incertezza che vive da anni la gestione dei rifiuti in Sicilia e che non ha messo i Comuni in condizione di programmare ed attuare politiche d'incremento della raccolta differenziata Basti pensare ai ritardi accumulati nell'attuazione della riforma regionale dei rifiuti del 2010, la mancata approvazione del piano rifiuti regionale, la mancata realizzazione degli impianti, i ritardi nei finanziamenti per la raccolta differenziata”. A finire nel mirino del Comune di Messina e dunque del Tar è l’art 8 dell’ordinanza, dove al comma 3 si legge che «l’amministrazione regionale applicherà ai soggetti conferitori di rifiuti in discarica che, entro l’anno 2015, non raggiungeranno un livello di raccolta differenziata almeno pari al 36%, il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti». Ciò significa che praticamente a metà anno la Regione dice ai Comuni siciliani che andranno incontro ad un tributo speciale in base alla quantità di spazzatura che portano in discarica. Quindi più si differenzia, guardando al famoso obiettivo del 65% di differenziata entro il 2015, meno sarà cara questa sorta di ecotassa. In una tabella ci sono le varie fasce che stabiliscono quanto si pagherà per ogni kg di immondizia portata in discarica: Messina, con il suo 10% di differenziata, si piazza al gradino più basso e dunque potrebbe ritrovarsi a dover sborsare 0,01 euro al kg per gli inerti e 0,02582 euro al kg per rifiuti pericolosi e non pericolosi perché ha una percentuale inferiore al 15%. Il Tar ha ritenuto che ciò avrebbe creato «grave ed irreparabile atteso che al Comune di Messina, già in una situazione di pre-dissesto finanziario, stante il modesto livello di raccolta differenziata allo stato attuato, con inevitabile aumento dell’esposizione finanziaria» e dunque ha sospeso gli effetti dell’ordinanza limitatamente alla parte che riguarda l’ecotassa. Una sentenza che potrebbe allargarsi per tutti i Comuni siciliani e che eviterà intanto a Messina di ritrovarsi a dover sborsare ulteriori somme.

mercoledì 18 novembre 2015

Mazara, raccolta rifiuti: operai privati scortati

MAZARA DEL VALLO. Raccolta di rifiuti sotto scorta delle forze dell'ordine. E' ripresa ieri mattina con gli operatori di società private scortati da polizia e carabinieri per evitare che alcuni operatori ecologici di Belice Ambiente, come è successo lunedì mattina, potessero interrompere il lavoro. La tensione in città non si allenta. Ieri mattina un nutrito gruppo di operatori di Belice Ambiente ha percorso alcune strade cittadine dirigendosi verso il comune, in via Carmine.
Dopo poco tempo, il gruppo, costituito da una trentina di operatori, si è spostato sul piazzale Giovan Battista Quinici, a ridosso del palazzo dei Cavalieri di Malta dove sono ubicati gli uffici tecnici ed amministrativi del comune. Una decina di loro, presenti anche alcune mogli, sono entrati e si sono diretti sul tetto del palazzo dove hanno sostato a lungo fino a quando non sono intervenuti i militari per dissuaderli ed invitarli a scendere alla presenza anche dei vigili del fuoco. Una giornata difficile come quella di lunedì. Obiettivo è il sindaco Nicola Cristaldi che non sta trascorrendo giornate serene.
http://trapani.gds.it/2015/11/18/mazara-raccolta-rifiuti-operai-privati-scortati_438270/

Gestione ordinaria spetta al commissario

“L’ordinanza della Regione del 14 luglio scorso e i decreti di nomina dei commissari degli Ato rifiuti, parlano chiaro, fra i compiti dei funzionari rientrano anche gli atti sulla gestione ordinaria. Riteniamo dunque incomprensibili le ulteriori precisazioni del commissario straordinario dell’Ato 5 sull’impossibilità ad intervenire sui fatti di Termini Imerese”. Lo ha dichiarato Dionisio Giordano segretario regionale Fit Cisl Ambiente, intervenendo ancora sulla vertenza dell’Ato 5, dopo che nei giorni scorsi il sindacato aveva definito illegittima l’ordinanza del comune di Termini sulla gestione diretta della raccolta rifiuti nel paese del palermitano, chiedendo un intervento del commissario straordinario.

“Appare chiaro dagli atti, ordinanze e decreti di nomina, che non è consentito all’ente locale di gestire il servizio di igiene ambientale direttamente.”, aggiunge Giordano, “A questo punto chiediamo che sia direttamente l’assessore regionale Energia e Rifiuti a confermare o smentire quelle che sono le competenze dei commissari nominati dal suo assessorato, fermo restando che i decreti di nomina chiariscono ampiamente quali sono le funzioni. Se oltre la politica”, conclude, “anche la burocrazia continua a giustificare decisioni e comportamenti illegittimi, in Sicilia non si metterà mai ordine al sistema rifiuti ancora di fatto da riformare e in preda a decisioni di singoli”.

http://palermo.blogsicilia.it/rifiuti-a-termini-cisl-gestione-ordinaria-spetta-a-commissario/316215/

giovedì 12 novembre 2015

ATO BELICE

http://www.tp24.it/2015/11/12/rifiuti/rifiuti-ato-belice-le-proteste-e-lombra-del-dissesto-finanziario-per-11-comuni/95682
http://www.campobellonews.com/archivio/ato-srr-aro-e-i-rifiuti-stanno-a-guardare/

lunedì 12 ottobre 2015

Riforma rifiuti incostituzionale

Lo abbiamo detto e scritto in passato e lo confermiamo: una delle concause del fallimento della gestione integrata dei rifiuti e delle risorse idriche in Sicilia è determinata dalla scarsa qualità del legislatore regionale. L’uso distorto del nobile e sovrano potere legislativo affidato a questa Assemblea Regionale Siciliana rappresenta infatti, non solo un freno ad ogni tentativo d’inversione di rotta, ma un danno permanente alle pur necessarie politiche pubbliche regionali. Mentre nelle prossime ore il Consiglio dei Ministri impugnerà anche la riforma sulla gestione delle risorse idriche, la disciplina sulla gestione dei rifiuti rimane impantanata tra ordinanze emergenziali, discariche chiuse, e nuove soggetti d’ambito fermi con le quattro frecce. In tale contesto di rara forma d’incapacità gestionale, il legislatore siciliano ha “calato” un paio di “carichi” in grado di affondare definitivamente il sistema. Con la distrazione del soppresso Commissario dello Stato è riuscito nella non facile impresa di frammentare, attraverso l’innovativa formula degli ambiti di raccolta ottimale (A.R.O) gli ambiti territoriali ottimali, nel tentativo di restituire ai singoli Comuni la titolarità in ordine alla gestione dei rifiuti nei rispettivi territori. Ciò significa che all’interno del medesimo ambito territoriale ottimale si possono generare un numeroso indefinito di sub ambiti per la gestione autonoma di pezzi di quello che doveva essere il servizio integrato. Il contrario di quello che prevede la scienza economica in materia di gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica. E’ infatti ottimale quell’ambito territoriale all’interno del quale l’impresa che gestisce il servizio (pubblica o privata) riesce a fare economie di scala a vantaggio non solo del proprio piano industriale ma anche del sistema tariffario. Ebbene, la Sicilia, che in materia di infrazioni comunitarie nella gestione dei rifiuti è riuscita a superare la Campania, si pone di traverso anche rispetto ai principi contenuti nella legislazione statale in materia, determinando una sistematica violazione sia del principio di unicità verticale che di quello orizzontale. Non rientra infatti nell’esclusiva competenza regionale determinare un sistema organizzativo di gestione dei rifiuti opposto a quello previsto dall’ordinamento statale. Ma vi è di più, entrando in stato di confusione, il legislatore dopo avere individuato con specifica normativa le nuove società di regolamentazione dei rifiuti (S.R.R.), attribuisce anche ai nuovi Liberi Consorzi comunali competenze in materia di smaltimento dei rifiuti. Questo stato di cose non è sfuggito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che, dopo avere incidentalmente affermato l’incostituzionalità di cui è gravata anche la normativa siciliana sui rifiuti n. 9/2010, ricorda di avere, con nota del 7 agosto scorso, diffidato la Regione Siciliana a provvedere entro in termini ivi indicati alla riperimetrazione degli A.T.O. per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani e, di conseguenza, a ridefinirne il numero complessivo in non più di cinque ambiti. Altro che sub ambiti comunali!! La Regione Siciliana quindi, oltre a modificare la più recente riforma sull’acqua, oggetto dell’imminente impugnativa, è chiamata a rivedere in fretta anche la precedente riforma sulla gestione dei rifiuti, pena l’attivazione di poteri ministeriali sostitutivi. Dovunque giro gli occhi, per un furbo vedo mille sciocchi!

mercoledì 5 agosto 2015

Scorie radioattive in Sicilia?

nell’Ennese” 2 Focus 31 luglio 2015 - 23:31di GIULIO GIALLOMBARDO
Cosa succederebbe se la Sicilia diventasse la “pattumiera” nazionale delle scorie nucleari? È un’ipotesi sempre meno remota, stando alle indiscrezioni degli ultimi giorni. Manca ancora un mese o poco più e sarà resa pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitare il deposito di rifiuti radioattivi. Dopo un iter travagliato, iniziato nel giugno 2014, l’Ispra ha finalmente consegnato ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, l’aggiornamento della relazione stilata dalla Sogin, la società che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, incaricata di selezionare alcuni siti del Paese dove individuare il deposito nazionale di scorie nucleari. La mappa è attualmente top secret. Ma già circolano parecchie indiscrezioni sulle possibili regioni candidate ad ospitare il maxi-deposito, un’opera che prevede investimenti per 1,5 miliardi in 4 anni, 1.500 posti di lavoro all’anno per la costruzione e 700 per la gestione. In cima alla lista ci sarebbero Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Ma proprio l’Isola sembrerebbe essere la candidata più gettonata. Pare, infatti, che tra i siti idonei, uno sia stato individuato nella provincia di Enna. Almeno così sostiene il presidente della Commissione miniere dismesse dell’Urps, Giuseppe Regalbuto. “All’inizio del 2014 – rivela Regalbuto in esclusiva a Siciliainformazioni – mi è stato consegnato uno studio condotto da una grossa società americana, in collaborazione con una società italiana, per individuare un deposito di scorie non solo provenienti dal nostro Paese, ma anche da altri stati europei. Dopo attente analisi e studi, – prosegue – sono state individuate due Regioni, ma in modo specifico la Sicilia, precisamente in un luogo impensabile della provincia di Enna”. “Questo studio dettagliato – aggiunge Regalbuto – dimostra come la Sicilia sia oramai terra di conquista da parte di multinazionali dirette dai vari governi, che ci chiudono le miniere produttive solo al fine di usarle come depositi, passando da un bene ad un danno ambientale”. Il pensiero va subito all’ex miniera di Pasquasia, dove per anni si è parlato di possibili scorie depositate all’interno, ma pare che in questo caso il sito sia stato individuato altrove. “Da sempre – conclude Regalbuto – hanno deviato l’attenzione verso altri siti, come Pasquasia, ma solo per confondere la popolazione”. Per conferme ufficiali occorre comunque aspettare che la lista venga resa pubblica. Dopo seguiranno quattro mesi di consultazioni e proposte tra Regioni, enti locali ed esperti. Poi si tornerà a lavorare sulla mappa fino a giugno 2016, quando è previsto il via libera da parte dei ministeri e dell’Ispra. In attesa della mappa ufficiale, sono stati resi noti dall’Ispra soltanto i criteri per la localizzazione del deposito. Sono state, dunque, escluse zone vulcaniche e sismiche, a rischio frane o inondazioni, località ad una soglia di 700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore ai cinque chilometri dalla costa e le fasce fluviali, ma anche quelle che presentano una pendenza maggiore del 10%. Limitazioni anche per le aree naturali protette, o che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati. Escluse, ancora, quelle ad una distanza inferiore di un chilometro da autostrade, strade extraurbane e ferrovie. Il maxi-deposito dovrebbe garantire lo smaltimento di 90 mila metri cubi di scorie: 75 mila metri cubi a bassa e media radioattività e 15 mila metri cubi ad alta radioattività. Il 60% deriverà dallo smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle operazioni di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Così, mentre sono ancora accese le proteste per il Muos di Niscemi, la Sicilia rischia di diventare “un’isola nucleare”. Dodici anni fa a Scanzano Jonico, in Basilicata, le proteste riuscirono ad allontanare lo spettro del deposito di scorie. Se questa volta toccherà alla Sicilia, la battaglia sarà dura. Durissima

domenica 19 luglio 2015

ATO PA 1 Ato Pa 1 smentisce di avere denunciato i lavoratori di Partinico

18 LUGLIO 2015 -  L’Ato Palermo 1, in una nota, smentisce alcune indiscrezioni relative alla presunta presentazione, da parte della società d’Ambito o del Dirigente della stessa Società, di denuncia per interruzione di pubblico servizio dei lavoratori dell’Unità Locale di Partinico. Nel documento, esprime la totale solidarietà nei confronti dei lavoratori e delle rispettive famiglie, che da circa cinque mesi hanno lavorato e continuano a lavorare senza percepire lo stipendio. Infine – conclude la nota – l’Ato Palermo 1 auspica che qualche episodio di legittima sensibilizzazione al problema occupazionale ed economico sollevato dai lavoratori, non venga interpretato come insubordinazione.

mercoledì 15 luglio 2015

Rifiuti ed Ato, proroga fino a fine anno.

Ma le Srr inadempienti saranno commissariate fra 15 giorni
Nuova proroga per chiudere il contenzioso Non sembrava possibile, ma pare che tutto sia pronto perché il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta firmi una proroga per la risoluzione del problema Ato e dei rifiuti per sei mesi. Ieri il contenuto dell’ordinanza è stato condiviso ed approvato nella Conferenza di servizi svoltasi ieri a Palazzo d’Orleans tra la Regione, l’Arpa, i liberi consorzi di Palermo, Catania, Trapani e le Asp. Basteranno però 180 giorni per uscire da questo disastro? La Regione non è riuscita ancora a chiudere la sciagurata esperienza degli Ato rifiuti, costata, finora, 1 miliardo e 800 milioni di euro di risorse pubbliche. Ma la vera notizia la da l’assessore Vania Contrafatto al quotidiano La Sicilia puntando il dito sugli ex Ato: “Intanto ci sarà una proroga di 15 giorni che consentirà il commissariamento delle Srr inadempienti, per fare poi partire il sistema previsto dalla legge che sostituirà i vecchi Ato in liquidazione. Nelle Società per la regolamentazione dei rifiuti i commissari straordinari procederanno alla redazione dei piani d’ambito ove mancanti, nonché a favorire tutte le iniziative mirate all’aumento ed all’ottimizzazione della raccolta differenziata. Si occuperanno anche della dotazione organica e porteranno a soluzione i problemi rimasti in campo”. La conferenza di servizi alla quale ha partecipato Crocetta è stata finalizzata a definire ed aggiornare la situazione degli impianti di trattamento dei rifiuti in Sicilia e prevede il ricorso temporaneo a una speciale forma di gestione dei rifiuti nel territorio della Regione Siciliana nelle more dell’attuazione del Piano stralcio attuativo per il rientro nel modello di gestione ordinario del ciclo integrato dei rifiuti, per un periodo di sei mesi a partire da domani, 15 luglio. Tra gli obiettivi la riduzione dei volumi indifferenziati prodotti fino a 3.400 tonnellate al giorno partendo dagli attuali 6.150 tonnellate circa, il che corrisponde al raggiungimento della media del 35% di raccolta differenziata alla quale si coniuga un programma di riduzione dei Rub (Rifiuti urbani biodegradabili) pari al 10%. Conclude l’assessore Contrafatto: “Riproporremo nello Sblocca Sicilia, la cosiddetta eco-tassa che penalizza i comuni con un basso livello di differenziata. L’Ars in passato ha bocciato questo provvedimento, adesso confidiamo in una soluzione parlamentare diversa”.

martedì 14 luglio 2015

Caos rifiuti, Regione avanti senza idee I metodi sono vecchi e tutto va in discarica - LASICILIA.IT

AMBIENTE

Caos rifiuti, Regione avanti senza idee                      

I metodi sono vecchi e tutto va in discarica

            
       
Il presidente della Regione Rosario Crocetta è pronto alla firma di una nuova ordinanza, ex art. 191 il cui contenuto è stato condiviso ed approvato nella Conferenza di servizi svoltasi ieri a Palazzo d’Orleans tra la Regione, l’Arpa, i liberi consorzi di Palermo, Catania e Trapani e le Asp. Ancora sei mesi per cercare di venire fuori dal pantano della difficilissima emergenza dei rifiuti siciliani.

COSI' LA REGIONE HA SPRECATO 1,8 MILIARDI

Non arrivano soluzioni a sorpresa, né grandi stravolgimenti. Si guadagna però una ulteriore porzione di tempo per cercare l’ennesimo margine, all’interno del quale valutare e trovare alternative all’attuale modello di gestione dei rifiuti. La riunione è stata finalizzata a definire ed aggiornare la situazione degli impianti di trattamento dei rifiuti in Sicilia e prevede il ricorso temporaneo a una speciale forma di gestione dei rifiuti nel territorio della Regione Siciliana nelle more dell’attuazione del Piano stralcio attuativo per il rientro nel modello di gestione ordinario del ciclo integrato dei rifiuti, per un periodo di sei mesi a partire dal prossimo 15 luglio.



Tra gli obiettivi la riduzione dei volumi indifferenziati prodotti fino a 3.400 tonnellate al giorno partendo dagli attuali 6.150 tonnellate circa che corrisponde al raggiungimento della media del 35% di raccolta differenziata alla quale si coniuga un programma di riduzione dei RUB (Rifiuti urbani biodegradabili) pari al 10%. L’ordinanza dovrebbe prevedere un ulteriore utilizzo degli impianti ad oggi in uso, nelle more del completamento degli altri, in particolare dell’impianto di trattamento meccanico biologico di Bellolampo, pronto a partire a settembre.

L'assessore all’Energia ed ai servizi di pubblica utilità Vania Contrafatto, ancora una soluzione di transizione mi pare «Direi una soluzione–ponte che permette margini manovra funzionali. Questo governo regionale è costantemente impegnato a definire una strategia che riesca a scongiurare l’emergenza dei rifiuti, assicurando l’efficienza del servizio. Chiediamo evidentemente a tutti gli attori sociali coinvolti in questa vicenda, comuni in primis, senso di responsabilità, non c’è più tempo da perdere».

- Possiamo dire che il commissariamento da Roma si allontana?

"L’obiettivo è quello di superare ogni criticità ed andare oltre. Utilizzeremo questi sei mesi per arrivare al risultato in questione. Certo occorrerà il massimo della collaborazione. Non si esce dallo spauracchio dell’emergenza trovando solo soluzioni di transizione. Per gli interventi strutturali occorre tempo e faremo in modo di farcelo bastare. Sono decisamente più ottimista».



- Quali impianti verranno coinvolti dunque?

«Quelli dei territori di Enna, Trapani, Gela, Messina e Bellolampo, mentre per quanto riguarda gli impianti di compostaggio si punta agli impianti di Joppolo Giancaxio, Bisacquino, Gela, Marsala, Ragusa e Vittoria. Il nostro obiettivo poi è di incrementare considerevolmente la raccolta differenziata, portandola al 35 / 40%».



- L’aumento della raccolta della differenziata sa tanto di libro dei sogni però…

«La faremo diventare una realtà traducibile in fatti. Riproporremo nello Sblocca Sicilia, la cosiddetta eco–tassa che penalizza i comuni con un basso livello di differenziata. L’Ars in passato ha bocciato questo provvedimento, adesso confidiamo in una soluzione parlamentare diversa. Il confronto con la politica deve portare a questo. Diversamente da così non sarà possibile fare molta strada. Non vogliamo puntare la pistola alla testa di nessuno, ma guardare in faccia la realtà e scegliere le soluzioni concrete e quelle possibili».



- Cosa cambia ad esempio per gli Ato?

«Intanto ci sarà una proroga di 15 giorni che consentirà il commissariamento delle Srr inadempienti, per fare poi partire il sistema previsto dalla legge che sostituirà i vecchi Ato in liquidazione. Nelle Società per la regolamentazione dei rifiuti i commissari straordinari procederanno alla redazione dei piani d’ambito ove mancanti, nonché a favorire tutte le iniziative mirate all’aumento ed all’ottimizzazione della raccolta differenziata. Si occuperanno anche della dotazione organica e porteranno a soluzione i problemi rimasti in campo». Accantonato per sempre il piano B di portare i rifiuti all’estero? «Non era il nostro piano B. Portare i rifiuti all’estero sarebbe stata una operazione assolutamente antieconomica. Esiste anche un problema di destinazione vincolata di risorse».


Caos rifiuti, Regione avanti senza idee I metodi sono vecchi e tutto va in discarica - LASICILIA.IT

lunedì 13 luglio 2015

Ato rifiuti Agrigento: "Nessun licenziamento"

Da domani servizio ai Comuni. Miceli: «Gli operatori ecologici manterranno il loro lavoro» 9 AGRIGENTO. “Non ci sarà alcun licenziamento, tutti gli operatori ecologici lavoreranno per i Comuni o per le ditte cui gli enti decideranno di affidare il servizio”. Ad assicurarlo, ieri, è stato Rosario Miceli, commissario liquidatore della Dedalo Ambiente, riferendosi al fatto che domani il mandato dell’Ato Ag3 sarà concluso (salvo nuove proroghe di cui si potrebbe avere notizia oggi) ed a gestire la raccolta e lo spazzamento dei rifiuti dovranno essere i Comuni. “Con i sindaci dei sette Comuni che compongono la nostra azienda (Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì, Ravanusa, Naro, Camastra e Campobello di Licata) l’intesa – ha aggiunto Miceli – è stata già raggiunta. Gli operatori ecologici dei nostri cantieri passeranno “in comando” agli enti, quindi nessuno perderà il posto di lavoro. Opereranno direttamente per i Comuni nei centri in cui le amministrazioni comunali hanno deciso di gestire il servizio in house, saranno assunti dalle ditte nelle città in cui, al contrario, la raccolta e lo smaltimento saranno affidati all’esterno. Nessun rischio di licenziamento nemmeno per gli addetti alla logistica e per gli amministrativi della Dedalo Ambiente”.

Rifiuti, dipendenti Ato minacciano di darsi fuoco

Cronaca 13 luglio 2015

Minacciano di darsi fuoco i dipendenti dell’ambito territoriale 1 che svolgevano il servizio da Isola delle Femmine a Balestrate. I dipendenti di Carini stanno manifestando davanti al Comune in corso Umberto I. Non percepiscono gli stipendi e non lavorano. L’amministrazione comunale, guidata da Giovì Monteleone, ha affidato il servizio di raccolta straordinaria ad una ditta privata per rimuovere le tonnellate di spazzatura che ci sono nel territorio comunale. I dipendenti chiedono il pagamento degli stipendi che non avviene da mesi. Una situazione esplosiva che passa nella mani del commissario che starà in carica fino al 17 luglio.

domenica 12 luglio 2015

Enna. Ordinanze sindacali per scongiurare l’emergenza rifiuti.

Ordinanze sindacali per scongiurare l’emergenza rifiuti. Il Prefetto vigili
di Massimo Greco
Rifiuti spazzaturaEnna. A meno di miracoli, ai quali non siamo certamente abituati, entro il prossimo martedì 14 luglio sarà impossibile ipotizzare l’avvio operativo della nuova società di regolamentazione rifiuti (SRR). Non è casuale il dinamismo di alcuni Sindaci, compreso quello neo eletto di Enna, volto a scongiurare un’emergenza igienico-sanitaria in piena estate attraverso il temporaneo affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti mediante l’emissione di apposite ordinanze contingibili ed urgenti. Nulla di più corretto sotto il profilo igienico-sanitario. Nutriamo invece forti riserve sul piano del rispetto del principio di legalità, atteso che dietro l’emissione di tante ordinanze, quanti sono i Comuni facenti parte del medesimo ambito territoriale, potrebbe nascondersi il tentativo premeditato di frammentare un servizio che, ancorchè controverso ed ancora lontano dai livelli minimi di qualità richiesti dalle direttive comunitarie, rimane integrato, anche dopo il passaggio alla nuova SRR. L’attribuzione della titolarità delle risorse per la gestione dei rifiuti è avvenuta in applicazione di quanto stabilito dal Commissario delegato per l’Emergenza rifiuti nella Regione Sicilia che, in merito, ha previsto come obbligatoria la gestione dei rifiuti in Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.). Le richiamate disposizioni hanno realizzato un vero e proprio trasferimento di funzioni con relativo mutamento nella titolarità del potere, che dai Comuni è “traslato”, in via amministrativa, in capo alla società d’ambito appositamente costituita. A riprova di ciò si consideri che i Comuni, al netto della particolare e discutibile ipotesi sopravvenuta dell’Ambito di Raccolta Ottimale (ARO) per l’eventuale affidamento disgiunto del servizio di raccolta dei rifiuti, non hanno la possibilità giuridica di “riacquisire” il servizio, sottraendosi alla società d’ambito e gestendolo in proprio, ipotizzando una gestione autonoma del servizio di raccolta dei rifiuti, pena il contrasto manifesto contrasto col principio della unicità della gestione integrata dei rifiuti previsto dall’art. 200, comma primo, lettera a), del d.lgs. n. 152 del 2006, secondo cui la gestione dei rifiuti urbani è organizzata, fra l’altro, sulla base del criterio del superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti. Peraltro, tale principio è stato recepito dal legislatore siciliano con la L.r. n. 9/2010.
Nulla vieta al Comune, in presenza di una fase di stallo in cui viene acclarata l’incapacità dell’ente preposto di assicurare il servizio, di colmare tale vuoto attraverso mirate e provvisorie ordinanze contingibili ed urgenti a tutela dell’igiene pubblica, ma siffatto provvedimento extra ordinem si giustifica solo in casi emergenziali, che certamente non possono essere programmati nè pianificati in tutti i territori comunali. In tale contesto, l’arco temporale di efficacia delle eventuali ordinanze sindacali dovrà necessariamente tenere conto del fatto che il mancato avvio della già costituita SRR è addebitabile ai medesimi Sindaci, i quali, se per quanto già detto sono abilitati, all’occorrenza, ad emettere provvedimenti extra ordinem, per altro verso sono obbligati ad utilizzare gli strumenti intra ordinem che l’ordinamento prevede e prescrive, primo fra tutti quello di far funzionare la nuova società d’ambito alla quale il legislatore ha affidato la gestione integrata del servizio.
Pertanto, l’uso di strumenti non propri dell’ordinamento, come quelli che i Sindaci si preparano massicciamente ad adottare in regime emergenziale, non può essere invocato per giustificare sine die la mancata tutela di importanti interessi pubblici (gestione integrata dei rifiuti in ambito territoriale ottimale) che il legislatore, paradossalmente, ha espressamente affidato alla cura associata e congiunta dei medesimi Sindaci attraverso la nuova SRR.
In assenza di una Regione, incapace di far funzionare il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia entro i 18 mesi utili concessi dallo Stato in regime emergenziale, l’unica Istituzione pubblica, alla quale possiamo rivolgere le nostre speranze, che dovrà farsi carico di contribuire ad una ridefinizione della geografia istituzionale in sede locale, assicurando la necessaria integrazione e cooperazione con il debole sistema delle autonomie locali, sembra essere il Prefetto, al quale auguriamo un buon lavoro.

http://www.vivienna.it/2015/07/11/enna-ordinanze-sindacali-per-scongiurare-lemergenza-rifiuti-il-prefetto-vigili/

Rifiuti, in Sicilia solo il 40% viene trattato a norma di legge

BRUXELLES CONFERMA LA VIOLAZIONE

Ambiente 11 luglio 2015

“La Commissione Europea in risposta ad una nostra interrogazione finalmente cala il velo di ipocrisia che fino ad oggi ha tenuto nei confronti della situazione delle discariche in Italia, ed in particolare in Sicilia, adeguandosi all’interpretazione univoca della normativa europea fornita dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea lo scorso ottobre con la sentenza sulla discarica di Malagrotta in Lazio”.

Così l’europarlamentare M5S Ignazio Corrao e la deputata pentastellata Claudia Mannino in merito alla risposta alla interrogazione alla Commissione Europea relativa al trattamento dei rifiuti e conferimento in discarica.

“Ad oggi, nonostante le nostre plurime denunce – sottolineano i deputati – non comprendevamo per quale motivo la Commissione Europea facesse finta di non vedere che la situazione condannata dalla Corte è la stessa in moltissime altre realtà sparse per l’Italia. E di certo la Commissione, garante dell’attuazione della normativa europea, non può permettersi un comportamento differente per situazioni analoghe. Abbiamo chiesto alla Commissione Europea con una interrogazione urgente di avviare immediatamente una procedura nei confronti dell’Italia per costringere la Sicilia ad interventi tempestivi con un cronoprogramma definito e pubblico. Lo stesso governo regionale ha ammesso che solo il 40% dei rifiuti siciliani ha un trattamento secondo legge, il resto finisce in discarica con enormi danni ambientali e connessi costi per la collettività. Anche alla luce di ciò – concludono i portavoce M5S – la Commissione dovrà inoltre spiegare perché nonostante la nostra denuncia del febbraio 2015, finora non è intervenuta”.

http://palermo.blogsicilia.it/rifiuti-in-sicilia-solo-il-40-viene-trattato-a-norma-di-legge/302870/

sabato 11 luglio 2015

Agrigento, netturbini "a rischio": la fumata è nera

Dal 16 luglio, con l’avvio del nuovo servizio, le imprese dovranno fare a meno di decine di lavoratori. Il bando infatti non offre la copertura finanziaria per tutti 1 5 AGRIGENTO. La soluzione non è stata trovata, farlo era impossibile considerando quanto la situazione sia complicata, ma almeno il tavolo tecnico è stato aperto e la mediazione della prefettura di Agrigento non è mai fuori luogo. Anzi. La vicenda dei circa 29 operatori ecologici licenziati perchè il bando dei rifiuti non prevede una copertura economica sufficiente, tornerà infatti sul tavolo del vice prefetto vicario Giovanna Termine e del prefetto Nicola Diomede, martedì prossimo per un nuovo incontro. E ieri, quasi a sorpresa, alla riunione c’erano proprio tutti. C’era il sindaco Lillo Firetto con l’assessore Mimmo Fontana, il dirigente Gaetano Greco e il segretario generale Pietro Rizzo c’era l’amministratore delegato di Iseda Giancarlo Alongi e Vincenzo Terrasi della Sea. E poi i sindacati, Alfonso Buscemi ed Enzo Iacono della Cgil e Aldo Broccio e Nino Stella per la Uil.  Il nodo è di difficile soluzione. Da una parte ci sono i lavoratori che dal 16 luglio si troveranno senza lavoro, dall’altra le imprese che si sono aggiudicate l’appalto biennale con un ribasso del 30 per cento e che quindi non avranno risorse economiche sufficienti per garantire i livelli occupazionali dei propri dipendenti. In mezzo l’amministrazione comunale che, proprio in funzione di questo ribasso, si ritrova in cassa una somma importante di circa 1 milione e 700 mila che, a meno che non sia già stata impegnata, potrebbe essere utilizzata per far partire in fretta l’impiantistica, umido e altro, in modo da potere impiegare queste persone che rimangono senza un posto. Difficile inoltre, almeno dai primi commenti, che gli operatori ecologici possano accettare eventuali contratti di solidarietà, facendosi diminuire i propri stipendi per salvaguardare i livelli occupazionali.

Vertice al comune di Partinico su Ato Rifiuti Pa 1

I capigruppo consiliari del Comune di Partinico, hanno incontrato ieri, alla presenza del vertice dell’assise Filippo Aiello e dell’assessore all’igiene ambientale Giovanni Pantaleo, il Commissario Straordinario della società d’ambito ottimale Palermo 1, Giuseppe Terranova, per chiedere chiarimenti in merito alla situazione finanziaria in atto dell’azienda che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti in 12 comuni del comprensorio. Terranova, dal canto suo, alla luce del pignoramento in corso da parte dell’Ecoburgos e dello stato di agitazione da parte degli operai che non percepiscono lo stipendio da 5 mesi, ha preannunciato che domani, nel corso di un’assemblea dei sindaci, illustrerà un proposta per cercare di tamponare le problematiche in atto, fino al transito definitivo dei comuni alla Srr Palermo Area Metropolitana e all’avvio degli Aro. Intanto, da stamani, i lavoratori che da tre giorni, per protesta, a Partinico incrociavano le braccia, questa mattina sono tornati a svolgere regolare servizio, dopo un incontro avuto con lo stesso Commissario dell’Ato.

Mazara, Cristaldi si dimette da presidente della SRR per la raccolta dei rifiuti

Sempre più confuso il quadro della raccolta dei rifuti nell'area che fu di Belice Ambiente, dopo la proroga fino al 15 Luglio decisa dalla Regione (l'ultima, poi la Sicilia sarà decisamente a rischio commissariamento). Il Sindaco di Mazara del Vallo si è dimesso da presidente della SRR. "In considerazione dell'incertezza interpretativa circa la compatibilità della carica – ha spiegato Cristaldi - ho deciso di dimettermi da Presidente della SRR ancor prima di ogni pronunciamento. Non mi interessano affatto le poltrone ma l’unica cosa alla quale tengo è che la mia Città ma anche le Città dell’ambito tornino ad essere pulite. Fra qualche giorno l'Assemblea sarà chiamata a nominare un nuovo C.d.A. e quindi un nuovo presidente. Partiremo da questa esperienza per cercare di dar vita ad un organo amministrativo forte, coraggioso e competente. Lavoriamo, intanto – ha concluso il Sindaco di Mazara - affinché il passaggio alla Srr della gestione rifiuti sia completo. Ciò darà maggiore potere ai Comuni". L'Ato Belice Ambiente, intanto, continua la sua agonia. I lavoratori sono in credito dall'azienda degli stipendi degli ultimi tre mesi, perchè i Comuni non versano le somme dovute.

Senza stipendio da cinque mesi, si cerca soluzione per i 3mila dipendenti Ato - Giornale di Sicilia

PALERMO, 11 LUG - Da cinque mesi sono senza stipendio i lavoratori dell'Ato Palermo 1, la società in liquidazione che gestisce il sistema di raccolta dei rifiuti in dodici comuni del palermitano da Balestrate a Isola delle Femmine, mentre i cumuli di spazzatura giacciono sulle strade.
    Nell'Isola sono oltre 3 mila i dipendenti dei 27 Ato rifiuti siciliani, che una legge di riforma varata cinque anni fa dall'Ars, quando a governare la Sicilia era Raffaele Lombardo, avrebbe dovuto cancellare per lasciare spazio alle nuove Srr, entro dicembre 2012. Ma la riforma non è mai decollata. Così la Regione, con ordinanze ad hoc, ha prorogato di volta in volta l'operatività degli Ato rifiuti. L'ultima, in ordine di tempo, risale a poco meno di un mese fa e scade il 14 luglio.
    Il governo di Rosario Crocetta è al lavoro per individuare una soluzione, più o meno definitiva, che consenta alle Srr di entrare in funzione da subito, voltando così definitivamente pagina. Ma intanto la situazione dei lavoratori si fa sempre più drammatica. Piero Caruso Corrado è uno dei circa 300 dipendenti dell'Ato Palermo 1. "Non abbiamo idea - dice l'operaio, che ha sei figli e vive a Cinisi - di cosa accadrà dopo il 14 luglio.
    Nessuno sa dirci nulla, per andare avanti ho dovuto chiedere un prestito per tamponare la situazione, da aprile non ricevo lo stipendio".
    La Regione poco meno di un mese fa per uscire dallo situazione di stallo ha inviato in circa un ottantina di comuni dei commissari ad acta con il compito di avviare una ricognizione delle somme e pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori. E per capire cosa succederà da metà luglio, ieri, i sindacati hanno incontrato l'assessore regionale all'Energia, Vania Contrafatto.
    "Ai sindacati ho spiegato che stiamo definendo una nuova ordinanza, che dovrà emanare il presidente della Regione - assicura Contrafatto - i cui contenuti sono stati già discussi con il ministero dell'Ambiente. Il provvedimento dovrebbe consentire di normalizzare la situazione senza disagi per i cittadini e traumi per i lavoratori".
    L'idea, in buona sostanza, sarebbe quella di individuare un 'supercommissario' col compito di far entrare fin da subito le nuove Srr in funzione. Il provvedimento, poi, dovrebbe anche contenere alcune indicazioni sulle discariche.
    Intanto, i sindacati, che hanno già proclamato lo stato di agitazione del personale, sono pronti ad alzare il tiro. "Se entro il 14 luglionon arriveranno risposte - avverte il segretario regionale della Fp Cgil, Michele Palazzotto - , siamo pronti a proseguire la protesta"


domenica 28 giugno 2015

Impianto TMB Bellolampo Palermo

Da un po di giorni ci si domanda come mai l'impianto di trattamento meccanico biologico che si sta realizzando nella famosa zona di Bellolampo a Palermo vicino la discarica palermitana gestita dalla RAP ex AMIA sarà gestito dalla RAP stessa.

Nascono tante domande tra le quali:

Ma se gli impianti dovranno essere gestiti dalle SRR, in questo caso SRR area metropolitana, perché già si parla che gestirà l'impianto la RAP?

Perché non si prende il personale già formato e specializzato che è presente in tutti gli ATO appartenenti alla SRR di che trattasi, al posto degli operai RAP da qualificare che non hanno esperienza di impianti?

A che servirà la SRR ?? Dovrebbe essere una società di sovrambito che controlla ARO e IMPIANTI ma in realtà non avrà nessun impianto e per come procedono i piani degli ARO neanche controlla questo.

La verità è che tutta questa riforma non ha né capo e e piedi nessuno controlla se il personale già impiegato nell'ultima decennio continuerà la popria attività lavorativa ...si perché molti ARO già presentati non prevedono ne amministrativi e ne personale impegnato negli impianti tra l'altro quest'ultimi ceduti al proprio comune di appartenenza tramite una direttiva emanata dal Dipartimento.

Tutto ciò non porterà che ad una MATTANZA SOCIALE. ....ci si augura che i sindacati si mettano in prima fila nel contrastare questa ridicola gestione che già confusa prima di partire.

lunedì 1 giugno 2015

Questione Ato Palermo 2: firmato il contratto d'affitto del ramo d'azienda, giovedì i contratti di servizio

Solo dopo quest'altro passaggio i lavoratori potranno essere assunti SAN GUSEPPE JATO, 1 giugno – E’ stato firmato stamattina al municipio di San Giuseppe Jato il contratto d’affitto del ramo d’azienda, la fallita Alto Belice Ambiente, da parte della società di scopo della Srr “Palermo Provincia Ovest”, “Belice Impianti srl”. La firma è avvenuta alla presenza del segretario comunale del Comune jatino e del curatore fallimentare della società d’ambito dell’Ato Palermo 2, Cristina Bonomonte, del commissario straordinario della Regione, Giuseppe Taverna, del presidente della società di scopo, Francesco Morga e del presidente della Srr, Filippo Di Matteo. Un importante tassello verso il ritorno al lavoro dei 258 dipendenti dell’ex Ato, ma che da solo non basta. Perché i lavoratori tornino in servizio, infatti, occorre che ciascun Comune sigli il contratto di servizio con la “Belice Impianti srl”. Per questo ulteriore passo burocratico l’appuntamento è fissato per giovedì mattina al dipartimento regionale ai Rifiuti, dove i Comune interessati sono stati convocati per la sottoscrizione, appunto, del contratto di servizio. Atto che verrà ratificato, verosimilmente, alla presenza delle organizzazioni sindacali. Perché ciascun Comune possa sottoscrivere il contratto di servizio, però, è necessario che fornisca le necessarie garanzie relative ai tempi di pagamento del personale, che – diversamente – correrebbe il rischio di essere pagato con i gravi ritardi che hanno caratterizzato la gestione dell’Ato Palermo 2. Sulla questione circola un cauto ottimismo, dopo che, durante l’appena trascorso fine settimana, alcune amministrazioni comunali hanno uniformato gli atti prodotti alle richieste della Srr, fornendo le necessarie garanzie, con la produzione di ulteriori atti. Fra i Comuni sui quali permangono le principali perplessità, quelli di Corleone e Contessa Entellina, che – si spera – potrebbero allinearsi in questi giorni. In caso di ulteriori e non auspicabili diversità, la parola potrebbe tornare ai sindacati. Frattanto il presidente della “Belice Impianti srl”, Francesco Morga lavora per l’organizzazione logistica della nuova società. Probabile l’apertura di una nuova sede, così come si lavora per un censimento efficace sullo stato dei mezzi e sulle spese che – eventualmente – occorreranno per la loro rimessa in moto. La sottoscrizione dei contratti di lavoro con i singoli dipendenti sarà quindi l’ultimo step che approderà al ritorno al lavoro del personale, in stand-by ormai dalla fine dello scorso mese di gennaio.

giovedì 21 maggio 2015

Degrado e rifiuti a Pantano d’Arci Confindustria: ‘Serve strategia seria

Mentre a Pantano d’Arci regnano rifiuti, degrado e incuria le imprese sono costrette a pagare una tassa sui rifiuti tra le più elevate d’Italia. A nulla è valso il grido d’allarme lanciato da Confindustria Catania all’amministrazione comunale per denunciare l’iniquità della tassa. In un documento sottoposto all’attenzione dell’assessore comunale all’Ambiente Rosario D’Agata nel marzo scorso, l’associazione degli industriali etnea aveva infatti espresso il disagio delle aziende costrette a subire una tassazione ingiustificata a fronte di un servizio di nettezza urbana del tutto carente.  Nell’arco di un triennio – avevano rilevato gli imprenditori- l’aliquota ordinaria del tributo nel territorio è aumentata del 20% passando dal 7,80 (Tarsu 2011) al 9,40 (Tari 2014) regalando a Catania il primato di città con tassazione tra le più elevate del Paese: tripla rispetto a Palermo e quasi cinque volte superiore a quella pagata dalle imprese di Segrate. Purtroppo, ad oggi - sottolineano gli imprenditori - nonostante l’impegno assunto dall’amministrazione comunale a venire incontro alle esigenze delle attività produttive, “rileviamo con rammarico che nessun passo avanti è stato fatto per individuare un percorso condiviso, capace di assicurare un servizio di raccolta dei rifiuti efficace ed economicamente sostenibile, degno di un territorio che aspira a fare da traino - per il momento solo sulla carta - al grande distretto produttivo del Sud-Est dell’isola”. “Né - concludono gli imprenditori – alcun segnale concreto è ancora giunto rispetto all’istituzione, più volte sollecitata, di un tavolo tecnico tra le istituzioni locali, necessario ad avviare immediatamente la riqualificazione dell’agglomerato industriale di Pantano d’Arci, il più grande del Mezzogiorno per estensione, con 250 imprese e 10 mila occupati. Non interventi tampone, insomma, come quelli realizzati fino ad oggi, ma una programmazione strategica capace di garantire la permanenza e lo sviluppo delle attività produttive nel territorio”.

ECOREATI

Ora che è stato approvato definitivamente il cosiddetto ddl sugli ecoreati, sarebbe bello vedere andare veramente in carcere che inquina e deturpa la nostra terra. Il testo sui delitti ambientali stringe le maglie della legalità. Cinque i nuovi reati puniti con il carcere: disastro ambientale e inquinamento ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento dell’eco-controllo, omessa bonifica. Previste aggravanti per mafia (dell’indagine deve esser informato il procuratore nazionale Antimafia, e anche l’Agenzia delle entrate), condanna al ripristino, obbligo di confisca, raddoppio dei tempi di prescrizione. Hanno esultato le associazioni Legambiente e Libera che, in questi giorni, hanno tenuto alta la tensione per arrivare all’approvazione definitiva di una legge «attesa da 20 anni» grazie alla quale «da oggi chi inquina è un criminale». Se tutto ciò fosse vero, a giudicare dalle condizioni di sporicizia in un versa la nostra Isola - tra discariche, microdiscariche, rifiuti non raccolti, cartacce e buste per terra, fognature che scaricano a mare, buste di plastica abbandonate dappertutto e abusivismo dilagante - praticamente mezza popolazione siciliana potrebbe essere ospitata nelle patrie galere. Basta infatti fare un giro nelle zone più belle dell’Isola, dall’Etna a Marzamemi, da Castellammare ad Agrigento, da Cefalù a Capo d’Orlando per rendersi conto della situazione: angoli di paradiso conditi di monnezza. Eternit abbandonato dappertutto (nonostante la sua pericolosità), materassi, lavatrici, frigoriferi, resti di demolizioni, sacchetti di spazzatura lasciati sul ciglio della strada con noncuranza e strafottenza. Le responsabilità delle amministrazioni sono abbastanza evidenti (un ciclo dei rifiuti che non funziona, lasciato anche in mano alla criminalità organizzata), ma la vera colpa è di chi sporca. Ora che c’è questa legge sarebbe bello vedere che chi sporca e inquina viene multato, sanzionato ed eventualmente anche arrestato. Ma forse è solo un sogno.

Sindacati: Settore verso sciopero generale "Regione incapace di affrontare il problema della gestione"

"L'incapacità politica della Regione nell'affrontare il grave problema della gestione dei rifiuti in Sicilia ha prodotto il fallimento dell'intero sistema". E' una delle motivazioni per le quali i sindacati del settore, Fp Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per voce dei segretari Claudio Di Marco, Dionisio Giordano e Pietro Caleca, annunciano lo stato di agitazione del personale e avviano le procedure di raffreddamento per lo sciopero generale del settore dell'igiene ambientale in tutta l'Isola. "Due governatori, cinque assessori regionali, tre capi Dipartimento, a più di cinque anni dalla data di approvazione della legge di riforma - hanno spiegato -, non sono stati in grado di raggiungere gli obiettivi che le legge regionale si era prefissata, spazzare via il vecchio sistema dei carrozzoni degli Ato e sostituirlo con uno nuovo in grado di realizzare il ciclo integrato dei rifiuti in ambiti territoriali ben definiti, attraverso la società di regolamentazione dei rifiuti". Ad oggi "i vecchi Ato continuano a produrre debiti e spreco di risorse, i commissari liquidatori non riescono più a recuperare neanche un euro dalle casse dei comuni e ad essi sono stati affiancati commissari di nomina regionale che stentano a garantire la continuità della gestione del servizio sul territorio. I sindaci si impegnino a recuperare le somme e l'elusione della tassa dei rifiuti, anziché risolvere il problema lasciando senza speranze centinaia di lavoratori e le loro famiglie. (segue)

domenica 17 maggio 2015

“Il piano rifiuti c’è, attende ok di Roma” La lettera dell’assessore Contrafatto

“Gentile Direttore, ho letto con interesse il Suo editoriale dal titolo “Affaire rifiuti, dieci anni nel porto delle nebbie”, pubblicato su Siciliainformazioni sabato 16 maggio. Un articolo che pone una seria riflessione e che, in un settore così confuso e contraddittorio come quello dei rifiuti, mi dà l’opportunità di esporre, spero in modo sintetico e chiaro, quanto questo governo sta facendo. Sin dal mio insediamento, datato dicembre 2014, ho avuto conferma di quanto già sospettavo anche prima di accettare il mio attuale incarico: quello dei rifiuti è un settore delicato, anzi delicatissimo, non solo per le conseguenze che ha nella vita di tutti i giorni dei siciliani, ma anche per gli interessi, legittimi e non, che inevitabilmente interessa. Un settore che, inutile negarlo, si trova in emergenza da troppo tempo e in cui bisogna rimettere ordine anzitutto per garantire ai siciliani, e quindi anche ai nostri figli, un sistema capace di tutelare l’interesse collettivo, difendere l’ambiente e trasformare i rifiuti da un annoso problema a una risorsa, capace di acquisire un potenziale valore. Mi rendo conto che queste parole potrebbero essere intese come una semplice dichiarazione di intenti, ma ci sono anche dei fatti che conferiscono loro concreta sostanza. Il mio ragionamento, però, si basa su tre semplici principi che tutti dovrebbero condividere, se hanno a cuore la Sicilia. Primo principio: l’emergenza non conviene e nessuno la dovrebbe inseguire. O, per meglio dire, non la voglio io e non la vuole il governo, consapevole che portare i rifiuti all’estero sarebbe, oltre che una mossa estremamente costosa (e di questi tempi sappiamo bene come la Regione non abbia risorse da sprecare), anche una sconfitta della politica e della capacità delle istituzioni di risolvere i problemi. Secondo principio: bisogna incrementare la raccolta differenziata. Non solo perché fa bene all’ambiente e perché non possiamo immaginare di sotterrare rifiuti in eterno, ma soprattutto perché è economicamente conveniente: riciclare significa intasare meno le discariche, avere meno costi e più ricavi, consentire ai cittadini di pagare meno tasse, creare posti di lavoro. Terzo principio: per uscire da questa situazione, serve la collaborazione di tutti. Delle forze politiche, chiamate ora come non mai a scelte responsabili senza inseguire interessi particolari; degli enti locali, che hanno la grave responsabilità di non incrementare la differenziata nella convinzione che alla fine ci penserà “mamma Regione”; dei sindacati e dei lavoratori del comparto, a cui bisogna far presente che il sistema, non sempre limpido, che ci ritroviamo ha bisogno di cambiare, altrimenti non regge. Se siamo d’accordo su questi tre punti di partenza, possiamo allora confrontarci sugli strumenti per uscire dall’emergenza. Anzitutto chiariamo una cosa: il piano rifiuti c’è, non è contrario ad alcuna normativa comunitaria o nazionale e attende solo il via libera del governo centrale per essere operativo. Nostro compito, e ci stiamo lavorando, sarà aggiornarlo nel più breve tempo possibile: impresa ardua, specie se l’elefantiaca macchina regionale crea mille problemi e impedimenti, tra cui anche la difficoltà di reperire i più semplici dati per poter effettuare una programmazione. La Sicilia potrà uscire dall’emergenza solo ad alcune condizioni: completare in tempo utile gli impianti, aumentare sensibilmente la differenziata, ottenere dal governo nazionale più tempo. E’ chiaro che, per farlo, Roma non si accontenterà, e aggiungo giustamente, di pie intenzioni: servono prove del nostro senso di responsabilità. Per questo è necessario far entrare finalmente in funzione il sistema delle Srr in luogo dei vecchi e falliti Ato, accelerare il completamento delle procedure relative all’impiantistica, chiedendo alla burocrazia regionale più efficienza, ma soprattutto punire severamente gli enti locali che non incentivano la differenziata. In Finanziaria avevamo chiesto una tassa ad hoc, che però l’Ars ha preferito bocciare quando ho deciso di non piegarmi a indecenti baratti, come se invece che nel Parlamento più antico d’Europa ci trovassimo in uno squallido mercato. Questo è il piano del governo regionale, che si muove unito e compatto su questo come su tutti i temi. I tecnici del mio assessorato lo stanno definendo nei dettagli e la mia scrivania non sarà un porto tra le nebbie, né un semplice punto di passaggio, ma una severa dogana: non proporrò niente ai siciliani e al governo che non faccia l’interesse di questa nostra martoriata terra, nel dovuto rispetto delle regole. La prego, se vorrà, di volere pubblicare questo mio intervento intendendolo come un contributo all’interessante dibattito che il Suo editoriale ha aperto, come è doveroso che sia su un settore così cruciale per la vita di tutti noi”. Cordiali saluti. L’assessore Vania Contrafatto.

martedì 12 maggio 2015

Continua l’emergenza rifiuti in Sicilia Multe dall’Ue a Regione e Comuni

Da un decennio il sistema di raccolta è praticamente fermo e la Regione Siciliana è una delle più arretrate d’Europa. “Ma le multe comunitarie non le pagherà lo Stato, si tradurranno in nuove tasse”. Sostenere le imprese (neanche 50) di produzione di bioenergia. Negli ultimi anni in Italia la produzione di bioenergia è cresciuta del 37%. Solo sul fronte del biogas, il balzo registrato è stato di oltre il 60%. “La valorizzazione energetica di rifiuti e scarti, funziona. Ma in Sicilia siamo all’anno zero. E si allunga lo spettro di una Campania bis”. A dirlo Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia che, in occasione dell’esecutivo regionale del sindacato, a Palermo, ha rivendicato “l’urgenza di un piano dei rifiuti dentro un piano energetico regionale”. “Ma che sta facendo la Regione?”, si è chiesto. La Sicilia resta, ha sostenuto “preoccupato”, una delle regioni più arretrate d’Europa per gestione dei rifiuti. Oltre il 90% degli scarti urbani, 2,2 milioni di tonnellate, continua a finire in discarica. Altrove si accelera nella “combinazione integrata di raccolta differenziata, riciclo e valorizzazione energetica”, ottenendo risparmi e producendo energia. In Sicilia da un decennio il sistema è praticamente fermo. Lontano anni-luce dagli obiettivi Ue che stabiliscono che il 70% dei rifiuti urbani sia riutilizzato e che, entro il 2030, sia azzerato il collocamento in discarica dei materiali riciclabili. “Il fatto è che le multe comunitarie non le prenderà lo Stato. Ricadranno su Regione e Comuni. E si tradurranno in nuove tasse”, ha denunciato il segretario Cisl per il quale “è un paradosso tutto siciliano”. “Mentre gli Ato restano eternamente in liquidazione, i 12.500 lavoratori del settore sono appesi a un filo. E il costo dell’arcaico sistema dell’abbancamento in discarica, spinge i Comuni verso il dissesto”. Al presidente Crocetta e all’assessore regionale all’Energia, Vania Contrafatto, “chiediamo – ha insistito Milazzo – un cronoprogramma che metta un punto all’immobilismo soprattutto sul fronte dell’impiantistica specializzata. E che imprima una svolta alla logica datata dell’interramento che, da qui a poco, farà della Sicilia una discarica a cielo aperto”. Senza contare il “rischio infrazione pure per le 12 discariche abusive distribuite nel territorio dell’Isola, che andrebbero bonificate entro i primi di giugno”. Il governo punti, ha quindi continuato il numero uno della Cisl Sicilia, su dimensioni territoriali di raccolta più ampie di quelle dei vecchi Ato. Fissi tempi e modi di una politica della differenziata che porti l’Isola lontano dagli ultimi posti della graduatoria nazionale: a Messina la percentuale di differenziata si colloca poco sopra il 6%, a Palermo e Catania è del 10%. Oltretutto “secondo l’Ispra – segnala il segretario – all’aumentare della raccolta differenziata diminuisce per i Comuni il costo pro-capite annuo della gestione dei rifiuti”. Ancora, alla Regione la Cisl chiede “misure che sostengano la filiera delle imprese di produzione di bioenergia”: qualche decina in tutto in Sicilia. “Non arrivano neppure a cinquanta a fronte delle oltre 2.400 in attività nel Paese e delle 636 che operano nella sola Lombardia”. Eppure “investire sulle bioenergie conviene”, sottolinea Milazzo. Dunque, “la Regione si svegli dal lungo letargo e aiuti l’economia verde che, anche a partire dai rifiuti, è in grado di creare sviluppo e dare nuova occupazione”.

martedì 5 maggio 2015

Operai dell’Ato Pa1 senza stipendio da quattro mesi , occupati uffici del Comune a Capaci

Operai dell’Ato senza stipendio, occupati uffici del Comune a Capaci - Giornale di Sicilia



PALERMO. I comuni soci della Servizi Comunali Integrati rsu SPA, continuano a non versare le somme dovute alla società d'ambito, tutto ciò sta portando all'esasperazione tutti  gli operai dell’Ato Palermo 1. A Capaci hanno occupato gli uffici comunali. Da quattro mesi non percepiscono lo stipendio. Momenti di tensione tra gli operai e i dipendenti comunali tanto che sono stati chiamati i carabinieri. Alcuni testimoni raccontano di funzionari intimoriti dai modi del manifestanti che si sono rinchiusi negli uffici.
La protesta è ancora in corso. Nelle scorse settimane gli spazzini avevano protestato nell'autoparco minacciando di darsi fuoco.

martedì 28 aprile 2015

Ato Pa 1 rifiuti: Lavoratori senza stipendi da 4 mesi, messa in mora per i Comuni

IN AGITAZIONE GLI OPERATORI DELL’ATO PA1. COSTRETTI A LAVORARE IN CONDIZIONI PRECARIE... DA 4 MESI  NON PERCEPISCONO LE RETRIBUZIONI SPETTANTI E LAVORANO CON POCHI MEZZI INADEGUATI RISPETTO ALLA MOLE DI LAVORO. UNA SITUAZIONE DIVENTATA INSOSTENIBILE NON HANNO PIÙ SOLDI NEANCHE PER COMPRARE IL PANE LAVORATORI CHE DISPARATI CHIEDONO SOLDI AD AMICI E PARENTI PER POTER METTERE UN PO DI PASTA A TAVOLA. I COMUNI SOCI CONTINUANO A NON VERSARE NULLA ALLA SOCIETA' D'AMBITO CREANDO UNA VERA MATTANZA SOCIALE.

lunedì 27 aprile 2015

SikilyNews.it - Aro Valle Dinarini, via libera dalla Regione

SikilyNews.it - Aro Valle Dinarini, via libera dalla Regione

 Valle Dinarini, via libera dalla Regione
di Andrea Rifatto | 25/04/2015 | ATTUALITÀ

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Gaetano Argiroffi e Sebastiano Foti
Via libera dalla Regione Siciliana al Piano di intervento dell’Area di raccolta ottimale (Aro) Valle Dinarini, redatto in forma associata dai comuni di Roccalumera e Furci Siculo in base ad una convenzione sigalata dai sindaci Gaetano Argiroffi e Sebastiano Foti. Il dirigente generale del Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, Domenico Armenio, ha firmato il decreto che approva il documento presentato dal Comune di Roccalumera, ente capofila dell’Aro, inviato in prima istanza nel novembre 2014 e successivamente integrato con ulteriori documenti nel febbraio di quest’anno. Il Piano riguarda la riorganizzazione e la gestione dei servizi di spazzamento stradale, raccolta e trasporto in discarica dei rifiuti, che secondo quanto previsto dalla normativa regionale in materia saranno di competenza dei comuni, singoli o in forma associata tra loro. Roccalumera e Furci, così come specificato nel decreto, dovranno garantire in particolare il raggiungimento di due obiettivi, entrambi entro il 31 dicembre 2015: il 65% di raccolta differenziata e il 50% di recupero di materia. Percentuali ancora lontane dalla situazione reale, considerando che in provincia di Messina viene differenziato in media solo il 10% dei rifiuti.
Il Piano, redatto da Prima Energia Srl di Messina, è stato esitato favorevolmente dalle Giunte comunali di Roccalumera e Furci Siculo rispettivamente il 5 e 17 febbraio scorsi, prima di essere inviato all’assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità per il visto finale. Alla costituzione dell’Aro Valle Dinarini avevano partecipato inizialmente anche Pagliara e Mandanici, che hanno poi preferito formare un nuovo Ambito per motivazioni legate a differenti contiguità e per omogeneità territoriale. Insieme al Piano di intervento hanno ricevuto parere favorevole le schede dei costi, la previsione del fabbisogno, le modalità di reperimento e i criteri di individuazione del personale, lo schema documento di gara per l’appalto dei servizi e le planimetrie del territorio su cui l’Aro Valle Dinarini avrà competenza. Documenti giudicati completi ed esaustivi. Il prossimo passaggio sarà l’affidamento dei servizi di raccolta, spazzamento e trasporto tramite gara di appalto, che verrà espletata dall’Urega (Ufficio regionale espletamento gare di appalto) di Messina secondo il bando di gara e il relativo capitolato d’oneri.

sabato 25 aprile 2015

Denunce Sindacati e Confindustria

A chi non è capitato di mettere il naso fuori casa ed essere raggiunto da effluvi maleodoranti, e trovarsi circondato da una montagna di rifiuti accatastata e fumante? E chiedersi se i siciliani non stessero espiando peccati commessi in altra vita? Abbiamo provato a dare qualche risposta terra terra. Ci siamo arresi. Le ragioni del disastro sono tante e tali che è impossibile indicare qualcosa che le rappresenti tutte: le assunzioni scriteriate di personale, le clientele fameliche, la cattiva gestione delle risorse pubblico, il sottobosco criminale, l’incompetenza ecc. Accontentiamoci di illustrare lo stato dell’arte. La Sicilia ha detto “no” ai termovalorizzatori, e ha lasciato in stand by gli impianti di compostaggio e non ha adottato la raccolta differenziata. Nel 2002 la Regione fece una scelta di fondo: la realizzazione dei termovalorizzatori. Se ne programmarono ben quattro, megaimpianti che avrebbero richiesto una tale quantità di rifiuti da doverne importare da mezza Italia: quattro miliardi e mezzo di euro il loro costo. Un mega-affare, che fu fermato a cose fatte. Nel 2012 si scelsero gli impianti di compostaggio. Un cambio di strategia radicale. Sono state modificate delimitazioni geografiche di ambito/bacino e relative competenze. Nell’aprile 2001 furono costituiti i 27 ambiti territoriali ottimali (ATO), nel 2013 sono stati introdotti gli ambiti raccolta ottimali (ARO). I comuni hanno trasferito le competenze agli ATO nel 2001, nove anni dopo gli ATO hanno passato la mano ai Consorzi di Comuni (SRR), infine i Consorzi nel 2013 hanno trasferito tutto agli ARO. Un’autentica Babilonia, che ha lasciato tutto com’era.. Il sistema è rimasto infatti incentrato sulla discarica piuttosto che sul riuso e sull’utilizzo dei materiali, come avviene un po’ ovunque e come chiede l’Europa. Un sistema costoso e inefficiente, che ha provocato la catastrofe. “Il gravissimo dissesto finanziario delle Società d’Ambito”, denuncia la Corte dei Conti per la Regione Siciliana, “è derivato da un’incontrollata e dissennata lievitazione dei costi a causa, particolarmente, dell’eccessiva assunzione di personale, dei sovrabbondanti compensi ad amministratori, spesso privi di alcuna esperienza nel settore, con la conseguente necessità di affidare costose consulenze esterne, e della mancanza di ogni forma di controllo da parte degli enti locali…”. Requisitoria durissima. Secondo la Corte dei Conti “in Sicilia si è avuto il maggior rapporto di personale nelle attività di raccolta dei rifiuti a fronte delle più basse prestazione in termini di servizio reso”. Le “esorbitanti assunzioni, avvenute in violazione della normativa in tema di evidenza pubblica, in talune società d’ambito e/o Società affidatarie del servizio hanno riguardato personaggi legati alla criminalità organizzata”. Un quadro fosco. Ci sarebbe quanto basta per riempire le patrie galere, ma le diagnosi, pur puntuali da parte della Corte dei Conti e di quanti hanno avuto responsabilità di governo nel settore (prefetti, magistrati), non hanno mai superato “l’esame-finestra”: . un sistema sembra avere reso imperscrutabili le strade degli affari. Per anni, i riflettori sono stati puntati esclusivamente sulle discariche private, tre in Sicilia, piuttosto che sulle discariche pubbliche, nonostante queste ultime portassero il peso di consulenze, esternalizzazioni, esorbitanti assunzioni di personale. Occhi rivolti sul privato, oscurate le grandi infamie compiute nell’area pubblica. I dossier della CGIL, della CISL, di Confindustria, le relazioni della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti contengono quanto serve per rendersi conto di come stanno le cose, le ragioni della perenne emergenza, le inadeguatezze impiantistiche e gestionali. La Confindustria, come la CGIL e CISL, ha consegnato alla commissione d’inchiesta una relazione nella quale tra l’altro si sostiene che “imprenditori privati sono stati costretti a rivolgersi alla magistratura contro una regione inadempiente che per anni non da risposte e non rilascia le autorizzazioni richieste per l’avvio di impianti di compostaggio”. Gli imprenditori, sospettati di privilegiare le discariche, protestano per i ritardi nelle autorizzazioni degli impianti alternativi. “Non sono mai stati autorizzati, nonostante le nostre richieste gli impianti alternativi alla discarica e, cosa non meno grave, quelli esistenti non funzionavano e continuano a non funzionare”, scrivono nel loro dossier. “Le emergenze – secondo Confindustria – non solo non sono servite a migliorare il gap impiantistico, ma hanno comportato una generale deresponsabilizzazione”. La diagnosi di Confindustria non diverge da quella della CGIL, che denuncia le inadeguatezze impiantistiche e gestionali. La Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sostiene che “in Sicilia il settore dei rifiuti… è organizzato per delinquere… La gestione di una discarica da parte di un gruppo criminale significa inevitabilmente che in quel territorio verrà ostacolata a tutti i livelli la raccolta differenziata e si farà di tutto per potere conferire in discarica quanti più rifiuti possibili”. Chi rema contro i percorsi alternativi alla discarica, impedisce il decollo della differenziata e la realizzazione degli impianti di compostaggio?


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