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sabato 21 marzo 2015

Un caos organizzato

I rifiuti sono un grande business che porta potere, soldi e assunzioni facili, quindi voti. La commistione illecita tra rifiuti, imprese e politica è spesso la regola. E il caos è ben organizzato. ‘‘In Sicilia i rifiuti sono in mano alla mafia e bisogna in qualche modo soccombere alle decisioni della mafia. I netturbini poi sono in parte assunti su indicazione dei clan che possono anche provocare rivolte o creare emergenze all’interno del cantiere” – così ci dice il sindaco di Adrano, che abbiamo ascoltato insieme ai sindaci del catanese oggetto di minacce.
Amministratori minacciati o amministratori compiacenti, cittadini assunti in massa in aziende di gestione dei rifiuti o cittadini che hanno capito il business malato che c’e’ dietro i rifiuti e reagiscono non pagando la tassa sui rifiuti. Soldi puliti o soldi sporchi. Tanto ruota intorno ad una buca riempita di pattume senza rispettare le regole. È difficile capire chi è in buona fede chi no. Tre giorni di full immersion in Sicilia (dal 10 al 13 marzo) sono devastanti e lasciano il segno. Giornate intere di visite, incontri,audizioni, domande, risposte. Sono arrivato a scrivere 25 pagine di appunti (molte di informazioni non divulgabili per ovvie ragioni di segretezza delle indagini) e più le orecchie ascoltavano, più le mie dita si gonfiavano mentre scrivevano.

In Sicilia non esiste un piano rifiuti regionale definito, ma questo caos, che non prevede una pianificazione lungimirante nel rispetto dell’ambiente, probabilmente è occultamente ben organizzato da tempo. Prendiamo il settore della raccolta dei rifiuti che ci hanno illustrato sopratutto i sindaci del catanese: in ogni comune si presenta ad ogni bando una sola ditta. Sarà un caso o c’e’ una regia? Guai a voler cambiare o decidere in autonomia, si rischia di ritrovare la propria macchina incendiata (sarà la Magistratura a stabilire l’eventuale nesso) oppure, se fortunato, di avere solo un piccolo esercito di netturbini in sciopero, come è successo a Biancavilla CT. In questo caso, la ditta a fine contratto era la cerroniana Gesenu perciò mi sono subito sentito malinconicamente a casa (Gesenu fa parte al 10% della TirrenoAmbiente proprietaria di una discarica messinese sotto sequestro e anche del consorzio SIMCO oggetto di interdittiva antimafia, un complesso sistema di compartecipazioni che vale la pena approfondire). In questa mia esperienza in giro per l’Italia ho constatato che alcune grandi società ricorrono (direttamente o indirittamente) in molte regioni. Tra queste anche la società Aimeri, coinvolta in diverse inchieste sopratutto riferite al proprio personale, legato al clan dei Cinturino. Secondo la Procura l’organizzazione riusciva ad ottenere notevoli profitti attraverso la falsificazione dei formulari relativi alla raccolta e al conferimento in discarica dell’umido e della differenziata facendo credere che il servizio, in realtà inesistente, funzionasse alla perfezione.  All’arresto di Russo (esponente del clan dei Cinturino) segnalati anche degli incendi all’interno della Aimeri. Inutile dire che il monopolio delle discariche non lascia spazio a velleitarie raccolte differenziate, che o non vengono fatte oppure volutamente fatte male e rimesse in discariche spesso abusive.
Per le immense buche che accolgono rifiuti senza pretrattamento adeguato basta leggere gli stenografici della nostra commissione o aspettare tra pochi mesi la nostra ufficiale relazione inoltre cercare semplicemente su Internet le varie info. Un caso emblematico in questa prima missione siciliana a Catania è la commissariata discarica di Motta S. Anastasia gestita dalla OIKOS, a seguito di una interdittiva antimafia e diversi capi di imputazione a carico della famiglia Proto, che ne è proprietaria. Allarmante la denuncia del sindaco di Misterbianco che ci ha raccontato dell’amicizia tra il Proto e il Senatore Sudano che si sentivano padroni anche alla festa patronale del suo Comune. In seguito ad un diverbio con loro trovò una tanica di benzina sotto casa. Alla Procura stabilire se ci sia un nesso oppure no. Come tutte le indagini, non spetta certo a noi dare sentenze.
La provincia catanese è forse l’unica ad avere un minimo di impiantistica per il pretattamento e stabilizzazione dei rifiuti indifferenziati prima del conferimento in discarica ma è comunque anomalo che riceva circa la metà dei rifiuti siciliani e che la regione sia percorsa da infiniti viaggi dei camion che trasportano rifiuti.

Abbiamo sentito anche i comitati che ci hanno spiegato come la famiglia Proto abbia dispensato soldi e assunzioni a tutto il paese ( in una puntata della trasmissione ” Presa diretta”, si vede Proto intervistato in macchina). Sentire i comitati è per me sempre emozionante visto che mi riporta a dove sono venuto e dove mi sento ancora col cuore. Mai come questa volta avevo gli occhi lucidi ad ascoltare il loro punto di vista disperato ma puntuale.
Delle grandi discariche private è difficile trovarne una in regola. Sopratutto è allucinante scoprire come le autorizzazioni vengano date senza il rispetto delle regole e spesso i lavori inizino ancor prima di esse.
Come nel caso della discarica di Siculiana (AG) nata pubblica ma divenuta privata, gestita dalla ditta Catanzaro Costruzioni, in un complesso e lacunoso iter amministrativo. Nel quale perfino il terreno dove si autorizzava sulla carta un impianto di pretrattamento viene trasformato, con il benestare dalla Regione stessa, in un allargamento della discarica per accogliere rifiuti non trattati (l’Europa lo vieta dal 1999). Il sospetto (anche per alcuni in Procura e per le denunce dell’ex ass.Marino) che si chiuda un occhio sopratutto sulle discariche private è tangibile. Emblematico è stato sentire il comandante della Forestale Dott. Gullo (che risentiremo a Palermo), ma sopratutto ex funzionario dell’assessorato all’Ambiente; Gullo si è trovato al centro delle polemiche quando, nel tentativo di ricostruire la sua firma che bloccava le autorizzazioni ad una discarica pubblica, ha affermato: ” Io sono stato nominato all’Ambiente senza saperlo subito e senza essere un esperto, ma non potevo rifiutarmi. Mi sono messo a studiare molto, anche senza avere uno staff a disposizione. Ho messo quella firma senza leggere l’ultima riga che sospendeva l’autorizzazione”. Imbarazzante. Difficile è stato trattenermi e mantenere un “atteggiamento consono” come dice spesso la Boldrini. Meglio non commentare su come sia amministrata la Sicilia e non entrare nella palese guerra interna, anche tra diversi assessorati. Per il resto basta dire che la Procura sta indagando sulla vecchia amministrazione e tiene giustamente il riserbo su quella attuale.

Una delle origini del disastro finanziario (oltre che ambientale) della gestione dei rifiuti è stata la decisione di istituire ben 27 ATO (sostituite da SRR solo sulla carta), per di più sotto la forma giuridica di società per azioni che sottratte al controllo pubblico hanno creato debiti immensi (le amministrazioni non riescono nemmeno a calcolarlo figuriamoci a trovare una soluzione) senza fornire un servizio, oltre le buche incontrollate dove mettere i rifiuti e fare assunzioni facili e ridondanti. La Corte dei Conti ci ha segnalato la propria difficoltà ad intervenire (vista la natura privata delle ATO) ma che, grazie anche all’esposto dei rappresentanti del MOVIMENTO 5 STELLE siciliano, sta provando a battere la pista attraverso l’inadempienza dei Comuni nell’ottemperare agli obblighi di legge sulla raccolta differenziata.
Emblematica la vicenda del bando di gara dei 4 cancrovalorizzatori previsti dal piano rifiuti Cuffaro.  Nemmeno la sentenza di nullità, da parte della Corte di Giustizia Europea per irregolarità, ha scoraggiato la Regione Sicilia nel provare a garantire i vincitori (illegittimi) della gara truccata. Fortunatamente alla fine nulla andò in porto.
Ci siamo resi conto che i reati ambientali sui rifiuti non si esauriscono con le mega discariche dei grandi proprietari privati (prezioso e inascoltato il lavoro della commissione dell’ex ass.Marino), ma anche in una numerosa presenza di piccole ex discariche comunali (ex art.13) autorizzate negli anni ’90 con ordinanze urgenti e senza il minimo criterio ambientale. Anche se dismesse  oggi creano numerosi problemi senza una adeguata bonifica.
C’é’ anche una nuvola indefinita di micro-imprese personali con piccoli impianti (gestiti da autorizzazioni in regime semplificato) che producono o gestiscono rifiuti e che si fa fatica a controllare.
Nemmeno in un film si possono immaginare dei camion pieni di Eternit che riescano indisturbati a scaricare all’interno del parco urbano di Catania. Nella realtà invece è accaduto.
A Trento ho conosciuto due ragazze siciliane che avevano ricevuto un fondo dalla Regione Trentino (ma non dalla Sicilia) per lo start up di un loro brevetto finalizzato a trasformare i rifiuti della lavorazione delle arance in un tessuto di pregio e con caratteristiche superiori alla seta. Invece in Sicilia il traffico illecito di questi rifiuti é un business di milioni di euro legato alle famiglie mafiose barcellonesi. Buttati abusivamente nei campi, questi scarti acidi alterano il ph del terreno e ne distruggono l’equilibrio.
Per il problema delle ex miniere di sali potassici ci sono in corso indagini importanti e delicate da parte della Procura sia per il sito di Pasquasia che di Bosco Palo.
Non poteva mancare nemmeno la Edison in un’ indagine sui pozzi non attivi a Pozzallo, riempiti abusivamnte da loro con gli scarti di lavorazione del petrolio. Basti pensare che il nucleo NOE dei Carabinieri , tra i più specializzati in reati ambientali, è formato  solo  da 7 persone. Non è solo il NOE a lanciare un allarme. Ognuno lamenta qualcosa, compresa la Procura che sui reati ambientali si sta specializzando da troppo poco tempo e la legislazione non l’ aiuta di certo (ricordo che la legge sui reati ambientali non è ancora stata aprovata). Un caos probabilmente organizzato, ma di diffcile lettura per chi deve controllare…e vi assicuro che è duro e faticoso decifrare ogni dettaglio e cercare una soluzione ed una via d’ uscita in questa emergenza, ordinaria da almeno 15 anni.
Chiudo con il problema della depurazione delle acque: i reflui industriali e civili vanno tutti in mare senza depurazione, in barba a tutte le norme e al buon senso. Abbiamo constatato che nessuno controlla, neanche le istituzioni preposte, come l’ARPA.. E  in una terra che amo e che é tradizionalmente legata al mare questo crimine autolesionistico è ancora più grave.

http://www.stefanovignaroli.it/2015/03/13/sicilia-e-rifiuti-un-caos-organizzato/

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